Effetto Brexit sull'Export GB: calo del 68%
Gennaio 2021 rappresenta una vera e propria batosta per l’export britannico verso gli stati Ue: almeno per quanto concerne il commercio marittimo, i dati, decisamente gravi, fanno registrare una contrazione del 68% rispetto allo stesso mese del 2020. Un vero e proprio disastro dovuto, oltretutto, ad un possente regime di controlli amministrativi affrontato con una colpevole impreparazione dalla governance britannica. Gennaio ha rappresentato, di fatto, il primo vero banco di prova della Brexit sotto il punto di vista dell’export essendo, per l’appunto, il primo mese dopo la fine del periodo di transizione post scissione e dopo l’accordo per il libero scambio strappato in extremis a Bruxelles alla vigilia di Natale, con lo scopo di prevenire un disastro annunciato.
Sotto accusa il Governo Johnson
Come riportato dall’Ansa, in una lettera inviata al ministro Michael Gove, responsabile del dossier del post Brexit, e fatta trapelare sull’Observer, domenicale del progressista Guardian, la Rha accusa il governo Johnson. d’aver sottovalutato la situazione, ignorando gli allarmi sui potenziali intoppi in arrivo lanciati “per tempo” dagli operatori. L’allarme Rha, tuttavia, non si ferma a questo: il peggio infatti per l’Inghilterra potrebbe arrivare a luglio, mese in cui scadrà il periodo “cuscinetto” per l’entrata in vigore dei nuovi, rigidi controlli in entrata per gli importatori.
Non solo export: il commercio a ostacoli mette in ginocchio l'economia
Non è tuttavia soltanto l’export ad essere nel mirino Rha: all’orizzonte si profilano infatti anche altri guai. Circa il 70% di tir e autoveicoli vari in arrivo dai Paesi torna a quanto pare indietro semivuoto per il blocco temporaneo di alcune merci dirette tradizionalmente in Gran Bretagna. La polemica, sottolinea l’Ansa, si somma a quella di altre categorie, come i pescatori e i commercianti di prodotti ittici (scozzesi in primis) ai quali la transizione verso il modello di commercio ‘a ostacoli’ post Brexit, ha causato perdite pesanti sul vitale mercato europeo. Ogni ritardo risulta infatti fatale a delle merci, come in questo caso, rapidamente deperibili. Mentre il numero uno dell’Associazione dei porti britannici, Richard Ballantyne, afferma di considerare “grossomodo” sensati i dati forniti dalla Rha, chiamato in causa dallo stesso Observer, un portavoce di Gove liquida viceversa come inattendibile il riferimento al meno 68% dell’export portuale e dice di “non riconoscere l’impatto di questa cifra”. Una vera e propria guerra nella guerra, dunque, anche all’interno della stessa Gran Bretagna; una guerra i cui esiti verranno fuori sicuramente nei prossimi mesi con verdetti che, in un senso o nell’altro, saranno sicuramente rappresentativi dell’attuale situazione europea che, oltretutto, affronta un’emergenza Covid la cui fine pare ancora lontana.