L’inquinamento ambientale nel sistema portuale
Il trasporto marittimo rappresenta ormai da anni un grattacapo per Governo ed istituzioni nazionali e continentali nell’ambito della lotta alle emissioni.
I problemi che caratterizzano il sistema portuale sono infatti principalmente dovuti all’utilizzo di combustibili di bassa qualità, un utilizzo che causa problematiche ambientali non di poco conto sì quando le navi sono in movimento, ma soprattutto nel momento dello stazionamento in banchina.
I motori delle navi provocano, infatti, non solo un elevato livello di inquinamento e rumore all’interno dell’area portuale (con emissioni di CO2, NOx, PM 10, PM 2.5), ma anche nella più vasta area circostante.
Ad aggravare ulteriormente la situazione c’è il periodo di congestione portuale attraversato da buona parte dei grandi porti di Europa e Stati Uniti, argomento di cui abbiamo parlato qui.
Quali soluzioni sono state pensate per risolvere questa problematica? Vediamolo insieme…
Il Cold Ironing e la "transizione elettrica" come soluzione
Parliamo di Cold Ironing, l’elettrificazione delle banchine per la quale il Governo stanzierà svariate centinaia di milioni di euro per un’azione comune e concreta in tutti i porti commerciali italiani, incluso il Porto di Ortona.
Il quadro italiano attuale, a differenza di altri Paesi europei, vede di fatto una presenza di banchine elettrificate molto scarsa, con quelle presenti che non alimentano navi da crociera, traghetti o portacontainer, ma forniscono energia elettrica ai terminali di riparazione navale o alle gru destinate alla movimentazione delle merci.
L’investimento proposto, che rispecchia gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione stabiliti nel PNIEC in termini di efficienza energetica nei trasporti, consiste nella realizzazione di una rete di sistemi per la fornitura di energia elettrica dalla riva alle navi durante la fase di ormeggio, in modo da ridurre al minimo l’utilizzo dei motori ausiliari di bordo per l’autoproduzione dell’energia elettrica necessaria, riducendo sensibilmente emissioni di CO2, ossidi di azoto e polveri sottili, nonché l’impatto acustico.
Un futuro più vicino che mai
Il 2022 rappresenta in questo senso un anno chiave: è previsto infatti entro marzo di quest’anno – tra due mesi – il trasferimento delle ingenti risorse economiche ai soggetti attuatori, con l’opera collettiva che si dovrebbe invece concludere entro il 2025 con l’obiettivo di:
- Ridurre l’inquinamento marino soprattutto durante le manovre nei porti
- Ridurre l’inquinamento acustico
- Ridurre l’inquinamento aereo
- Rispettare gli obiettivi europei sulla sostenibilità nel settore dei trasporti
Un progetto tanto ambizioso quanto realistico, ma c’è un problema: il caro-energia che sta travolgendo l’Italia e l’Europa.
Con i costi dell’energia elettrica che sono lievitati come mai prima d’ora, l’investimento rappresenta davvero la strada più giusta e sostenibile per le aziende?
Ne parleremo nel nostro prossimo articolo.
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