Quanto costa la decarbonizzazione all’industria marittima?
Nei mesi scorsi la consultancy firm britannica Drewry ha lanciato un vero e proprio allarme al riguardo del NET-Zero, analizzando nel profondo i numeri di questo processo e spiegando come molti dei maggiori importatori ed esportatori mondiali non siano ancora totalmente consapevoli delle piene implicazioni che le imminenti nuove normative ambientali avranno in futuro sull’industria marittima.
Oltre ai cambiamenti normativi derivanti dall’entrata in vigore delle politiche di decarbonizzazione, infatti, ci saranno enormi mutamenti tecnologici nella progettazione delle navi e dei loro sistemi di propulsione. Tutto questo a causa del passaggio graduale ai motori alimentati da combustibili a basse o zero emissioni di carbonio; argomento toccato più volte anche sul blog Buonefra.
Le sfide e i costi del mare "carbon neutral"
Nell’European Trading System verranno incluse tutte le emissioni delle navi che viaggiano nei porti dell’Unione Europea e la metà di quelle generate da viaggi che partono o terminano in uno scalo esterno al perimetro dell’Unione, nonché tutte le emissioni prodotte dalle unità durante lo stazionamento in scali del continente. Sarà quindi compito delle compagnie di navigazione quello di acquistare e cedere le quote di emissioni Ets per ogni tonnellata di CO2 prodotta, con conseguenze inevitabili sull’economia portuale.
Secondo Drewry, la rigida applicazione delle normative “green” metterà l’industria dello shipping nelle condizioni di dover sostenere nel 2024 un aumento dei costi operativi che varierà da un minimo di 3,5 a un massimo di 14,5 miliardi di dollari, sulla base della tipologia e del grado di cambiamenti che verranno imposti in termini ambientali al settore portuale europeo.
Come riportato da PortNews, stando a un costo dei certificati (EU Allowances) di 200 euro per tonnellata di CO2 emessa e una applicazione delle carbon tax al 100% delle spedizioni all’interno dell’Unione Europea, e al 50% di quelle da e per l’Europa, gli oneri derivanti dall’utilizzo dei carburanti di nuova generazione e dall’introduzione delle nuove tasse, ammonterebbero nel 2024 a 237 dollari per ogni container da venti piedi trasportato, con un aggravio di 50 dollari a TEU rispetto rispetto al 2022.
Per chi invece continuerà a utilizzare il GNL, i costi nel 2024 potrebbero salire a 421 dollari a TEU trasportato nel 2024, di cui 354 di fuel cost e 66 dollari di fuel carbon tax. Ben 237 dollari in più rispetto allo scorso anno.
Trasparenti come il mare
La parola chiave deve essere la trasparenza: i vettori marittimi devono essere sin da ora chiari con i propri stakeholders in merito all’aumento del prezzo che il “green deal” del mare trascinerà inevitabilmente con sé. Sono sempre di più infatti i caricatori che si avviano a implementare politiche e misure di sostenibilità all’interno dei loro processi di approvvigionamento. Una mancanza di coerenza e visibilità in relazione alle spedizioni green e al loro impatto economico sull’economia del mare, potrebbe però rappresentare un danno enorme per tutto l’indotto. Comunicazione e confronto sono i due punti cardine di cui l’industria portuale non può davvero privarsi in una fase cruciale di trasformazione senza precedenti per lo shipping.
Trovi che i contenuti del blog Buonefra siano interessanti? Iscriviti alla nostra newsletter mensile cliccando qui.