Effetti diretti ed indiretti della guerra sul trasporto navale
Il mondo dello shipping a livello mondiale è scosso dal conflitto Ucraina-Russia: la zona del Mar Nero, da tempo strategica in termini commerciali per il trasporto di beni di ogni tipo da est a ovest e viceversa, deve fare i conti con porti chiusi, materie prime ed alimenti bloccati, ed una situazione di pericolo altissimo che non sembra avere fine, o almeno non nell’immediato.
Un fattore di discussione è però ora dato dalla risposta comunitaria dell’Unione Europea a questa pesante emergenza per le navi in rotta nella zona del Mar Nero. Una risposta che, allo stato attuale, ha creato ancora più confusione ed ha messo a serio rischio la politica della concorrenza, in termini di import-export, fra gli stati dell’Unione. Vediamo insieme perché…
Quale grado di sicurezza bisogna adottare?
Come riportato anche dall’Ansa, l’allarme legato al poco equilibrio e alla poca uniformità è Confitarma, la Confederazione Italiana degli Armatori. In sostanza quello che emerge è un disallineamento tra le flotte dei diversi paesi europei per il livello di sicurezza e tra queste flotte e i porti russi ancora operativi, come Tuapse e Novorossisk.
In sostanza alcune flotte UE mantengono il livello di allerta 2, altre invece sono già a 3, il livello di sicurezza massima che implica ovviamente un congelamento delle iniziative in quella determinata area strategica.
Questo modus operandi confusionario si ripercuote indubbiamente sulla politica della concorrenza all’interno dell’Unione stessa, a discapito di chi, come l’Italia, ha messo la sicurezza un passo avanti agli interessi economici e commerciali.
Dunque la richiesta di Confitarma è proprio di adottare una modalità condivisa ed uguale per tutti.
Le richieste di Confitarma
Ciò che richiede esplicitamente a nome degli armatori Luca Sisto, direttore di Confitarma, all’UE ed ai ministeri degli Affari Esteri e dei Trasporti, è un allineamento europeo significativo:
“La nostra amministrazione, con un atto di responsabilità, è passata al livello 3 privilegiando l’aspetto della sicurezza – spiega – però mi risulta che ad oggi altre importanti bandiere comunitarie, fra cui Malta e Portogallo sono rimaste al livello 2 intermedio. E questo pone dei problemi sul fronte della competitività. Servono regole chiare uguali per tutte le flotte che dicano se si può operare o no”. Il nodo – come spiegato da ANSA – è che le poche navi italiane rimaste nel Mar Nero, adibite al trasporto energetico, hanno diversi problemi a capire come muoversi, visto che devono fare anche i conti con il rispetto dei contratti.
E se i porti sono operativi e navi di altre bandiere caricano e scaricano, se le unità italiane decidessero di chiudere il contratto per motivi di sicurezza potrebbero aprirsi contenziosi con i noleggiatori.
Chiarezza e celerità, dunque, perché gli strascichi del conflitto alle porte dell’Europa sull’universo navale sono pesantissime, e alimentare anche conflitti commerciali interni all’UE creerebbe un ulteriore danno di cui al momento non si ha assolutamente bisogno.