Approvato nei giorni scorsi il Piano nazionale dragaggi, passo importante per i porti italiani
È stato approvato lo scorso mercoledì da parte delle commissioni riunite della Camera dei Deputati, un emendamento che ha permesso al “Piano nazionale dei dragaggi sostenibili” e quindi alla regolamentazione dell’escavo dei porti commerciali, di fare piccoli passi avanti. Tra le novità più rilevanti vi sono indubbiamente l’introduzione del procedimento unico per l’autorizzazione ai lavori di dragaggio per mezzo del quale si passa ad una necessaria variante al piano regolatore portuale. Due punti di svolta decisamente importanti nell’ambito dei futuri sviluppi legati alle procedure di dragaggio.
Il punto di vista di Assoporti
“Un’occasione da cogliere per ragionare su una semplificazione della normativa sui dragaggi ad ampio raggio”; è questo in estrema sintesi il pensiero al riguardo di Assoporti che evidenzia, attraverso le parole del presidente Rodolfo Giampieri, l’importanza dell’emendamento. Tuttavia si è ancora piuttosto lontani dalla declassificazione dei lavori di dragaggio richiesta: quella auspicata dall’Associazione dei porti italiani non è una deregolarizzazione del sistema portuale e di dragaggio, ma una rivisitazione che consenta ai porti italiani di essere protagonisti assoluti nel mercato mondiale. Cogliamo l’esempio della caratterizzazione dei sedimenti, uno dei fattori che maggiormente rallenta i porti italiani sul tema dragaggio. Per Giampieri bisognerebbe predisporre «una disciplina che riesca a qualificare il sedimento come risorsa utilizzabile, naturalmente entro parametri certi e chiari. Inoltre, sarebbe auspicabile una certezza dei tempi per l’iter autorizzativo, nonché per le procedure di caratterizzazione. Infine, diventa necessario uniformare il trattamento tra le aree comprese nelle Zone economiche speciali e quelle non comprese».
Dragaggio e porto di Ortona
Quella dei lavori sul dragaggio è stata una piaga che ha accompagnato e che tutt’ora accompagna anche le operazioni di sviluppo nel porto di Ortona: i lavori di approfondimento dei fondali nel bacino portuale ortonese, attualmente in fase di ultimazione, hanno infatti subito nel corso degli anni una serie di stop, discussioni, alterazioni e ripartenze che non hanno fatto il bene della comunità. La causa fondamentale di questa lentezza, che ha ostacolato un piano di finanziamento di poco inferiore a 10 milioni di euro, è stata la quasi totale assenza di una regolamentazione chiara e limpida in tal senso; un fattore, questo, che ha lasciato spazio per l’appunto a situazioni di ritardo e manovre di disturbo poco funzionali all’obiettivo comune. L’auspicio è che si possa arrivare in breve tempo ad una legislazione trasparente che permetta ad Ortona ed a tutta l’Italia uno sviluppo continuo e distante dalla burocrazia ciclopica presente fino ad oggi per il settore portuale che da solo vale il 2% del PIL italiano e che, nelle giuste condizioni, potrebbe rendere ancora di più.